1991 – SUL TRONO SI SIEDE RE CLAUDIO GALEAZZI ––– BLACKBIRD, ALIAS CLAUDIO MERLO, VOLA SUL MANZOL

Nella nuova formula individuale, liberi dai vincoli di coppia sia pure di durata limitata ed inferiore al tempo massimo, agli atleti non rimanevano più alibi per addossare le cattive prestazioni al socio che… “ha preso una storta, aveva i crampi, non ce la faceva più, era triste perché gli è morto il gatto ecc…”, tutti buoni motivi per vantare ed esaltare il risultato cronometrico del “se fossi stato solo”. Si dice che nella formula a coppie la Tre Rifugi abbia creato molte nuove conoscenze e relazioni ma anche rovinato antiche amicizie consolidate e rapporti famigliari. Se solo le rocce del Manzol avessero voce… Ognuno per sé senza più alibi!

Il 14 luglio 1991 mentre nella vicina Francia si festeggiava, lavorando, la ricorrenza della caduta della Bastiglia e la fine dell’Ancien Regime il Jervis incoronava Re della Tre Rifugi il Forestale Claudio Galeazzi salito al Pra dalla lontana Villadossola su esplicito invito di Daniele Catalin. Vittoria con record, 2.02’14”, davanti ad un quartetto strepitoso (Dario Viale, Renato Jallà, Guido Turaglio ed Elio Ruffino) che chiuse sotto il tempo di 2.15’. Il capolavoro di Galeazzi fu ottenuto al netto di conoscenza del tracciato, GPS, integratori, calze tecniche e bastoncini ed ai piedi semplici “pantufle” e… Re Claudio attende ancora oggi l’erede!

Nei secoli a venire si avvicinerà molto all’impresa tale Martin Dematteis che nel 2021 farà registrare un promettente, ai fini del record, 2.03’32 con partenza ed arrivo dal Barbara. Terzo gradino del podio degli Dei, al momento, Dario Viale che inseguì Galeazzi funambolando per la Schina d’Asu arrendendosi solo in vista degli sbalorditi Crin ‘d Puluc!

Nella sua giovinezza, prima di diventare l’inventore di oceaniche “non competitive”, Claudio Merlo aveva raccolto gloria nelle discipline della nobiltà atletica: la corsa campestre, il getto del peso ma, soprattutto, i 3000 siepi nei quali aveva portato lustro alla Cassa di Risparmio di Torino nel Campionato Italiano riservato ai bancari. Undici minuti e spiccioli (15) per superare la distanza disseminata di ostacoli fissi ed umide riviere.

Dal suo vigneto in Bricherasio osservava, però, quei monti di poco lontani che custodivano una corsa anomala che profumava di mito. Nella piazza del paese ed in special modo sul sagrato della chiesa in occasione di mercati, fiere, messe, matrimoni e finanche funerali si mormorava con stupore ed ammirazione del tempo impiegato dai migliori per coprire 30 chilometri di sentieri con ben 1700 metri di dislivello.

Ci provava, Claudio, a raccontare dei suoi undici minuti e spiccioli (15) di ostacoli e riviere, di titoli interbancari conquistati, provava anche ad esibire magliette celebrative ma i suoi successi non raccoglievano stupore e consenso. Solo scarso interesse ed alzate di spalle da parte del volgo indigeno. Il solo “barbudos” Don Ferdinando lasciava intendere un qualche apprezzamento ma forse era solo carità cristiana…

Fu, quindi, anche una certa invidia che fece nascere in Claudio la voglia di provarci: un Merlo che prova a volare all’altezza delle aquile? Perché no? D’altra parte, abbandonate le ambizioni di carriera sportivo – bancaria aveva già avuto modo di conoscere i sentieri alpini sia pure su percorsi più modesti.

Come un atleta vero, Claudio si diede un obiettivo capace di dargli spazio, onore e considerazione almeno tra i compaesani frequentatori dell’agorà bricherasiese: la Tre Rifugi sotto le mitiche 3 ore! Adottò consigli e tabelle ma, soprattutto, chiese un sostegno morale alla moglie Franca Tonietti amante, anche lei delle Inutili Fatiche ed una benedizione a Don Ferdy.

L’edizione 1991, prevista per singoli atleti, rappresentava una occasione irrinunciabile per esprimersi al meglio, alla soglia dei 40 anni, senza essere gravato dalla zavorra di un socio che sicuramente ne avrebbe rallentato il passo e le ambizioni mettendo a repentaglio l’obiettivo cronometrico e conseguente gloria di piazza e di Chiesa!

Il volo del Merlo sugli storici sentieri fu degno di nota, specie nella parte ascensionale dove osservava e cercava di imitare i gracchi alpini di pari colore ma più avvezzi a giocare con il vento d’alta quota. Giunse sul Manzol (ahi!) in forte anticipo sulla tabella agognata ma lo sguardo verso valle attentò fortemente alle sue ambizioni cronometriche finali: vedeva atleti danzare sui macigni, scivolare leggeri sulla neve e giocare con curve e tornati. Alcuni, addirittura, urlavano felicità nell’intraprendere la discesa conclusiva! Sognò, ma solo per un attimo, i più conosciuti ostacoli e riviere ma poi la mente dovette tornare sulla terra, o meglio sul Manzol (ahi!) e pensare al ritorno a valle.

Abbandonò i volteggi nel vento e si precipitò a passo di bradipo sui sentieri scoscesi. Ebbe modo di pensare, nel procedere, all’Albatro di Baudelaire, strepitoso nel volo quanto goffo sulla tolda delle navi alla mercè dei marinai. Solo quell’obiettivo delle 3 ore, con auspicato apprezzamento popolare, lo sostenne nella lunga discesa e nella infinita piana del pra. A pochi metri dal traguardo rivolse il suo sguardo ai Crin ‘d Puluc e provò a chiedere conto a loro della ragione di tutta quella sofferenza: un grugnito di risposta lo indirizzò all’atteso traguardo: 2.58’33”! Obiettivo centrato con annessa rinnovata stima di concittadini e conoscenti; anche l’austero Don Ferdinando avrebbe apprezzato l’impresa con cenno nel sermone domenicale!

Solo un’ombra percorse il suo viso quando Franca lo abbracciò complimentandosi per la sua prestazione e lo informò di quel suo terzo posto…podio assoluto nella mutilata Tre Rifugi femminile!

Carlo Degio

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