1990 – ANCORA LIMITAZIONI FIDAL – MAURO RIBA ULTRATRAILER – MARIO VIRETTO, LA SCHINA D’ASU A PIEDI NUDI – LA VALLE SANGONE DAI PICCHI ALLA TRE RIFUGI

I regolamenti Fidal erano piuttosto ondivaghi nei primi anni del matrimonio (forzato) con la Marcia Alpina divenuta più pomposamente Corsa in Montagna

Il percorso di adattamento ad una disciplina che non era prevista dall’Atletica dei puri (discipline olimpiche) fu lungo e tormentato ed a farne le spese fu ancora la Tre Rifugi nel momento in cui scelse di proporsi in formula individuale: ciò che era stato possibile a coppie grazie anche al gesto coraggioso di Eva Depetris e Ivana Giordan tornò ad essere inspiegabilmente vietato e per le donne fu allestito un tracciato più breve, dal Rifugio Jervis a Pian Sineive e ritorno, che vide i trionfi di Paola Didero, nel 1989, e di Maria Long nel 1990. Tre Rifugi sì ma orfana di Barant e Manzol! Oggi una decisione simile apparirebbe come una bestemmia a fronte della intervenuta unificazione dei percorsi maschili e femminili fin nelle gare ultra trail più impegnative.

A proposito di ultra trail, pensando a quegli anni, occorre riportare alla luce una performance che fece scalpore per l’impresa in se ma, soprattutto per la coppia di atleti che ne furono autori o, per lo meno, per uno dei due essendo Riccardo Canonico piuttosto conosciuto nelle gare di lunga distanza e grandi dislivelli. Il protagonista, a sorpresa, fu Mauro Riba, atleta del tempo più adatto alle campestri ed alle gare su strada, non certo un funambolo dei sentieri alpini.

La montagna, però, ha un suo fascino ed occorreva trovare la sintesi tra l’amore per la montagna e quello per il bitume. Sarà stata solo passione sportiva o, anche, un bicchiere di troppo coadiuvato dalla calura estiva del 1989 a fare maturare il progetto: salire, ovviamente di corsa, dalla Piazza Santa Croce di Pinerolo fino al Colle del Sestriere. Obiettivo, percorrere i 57 km con i suoi 1650 metri di dislivello in meno di 6 ore.

Individuata la data, 10 agosto, l’ora della partenza, le 16 e trovate le indispensabili collaborazioni, il Moto Club Boffa di Villar Perosa, l’impresa, per quei tempi, ebbe inizio. I due proseguirono appaiati fino a Fenestrelle dove i crampi rallentarono il passo di Riccardo. Uno sguardo complice tra i due e Mauro proseguì in solitaria fino ad essere accolto da due ali di folla al suo arrivo al Sestriere: 5 ore, 6 minuti e 33 secondi con una media finale di 11,156 km/h. Il compagno di avventura non si arrese ai crampi e sotto una leggera pioggerellina fece la sua apparizione al traguardo dopo 5 ore 29 minuti e 4 secondi.

Chiudo l’escursione fedifraga fuori dai sentieri della Tre Rifugi per tornare rapidamente in tema e raccontare della presenza al cospetto di Barant e Manzol degli atleti della Valle Sangone che pure avevano, in casa loro, quella perla di Marcia Alpina chiamata Picchi del Pagliaio.

La Valle Sangone è stata culla di eccellenti Società sportive nella specialità della Corsa in Montagna: dal Cuatto di Giaveno al Coazze, dall’Atletica Val Sangone agli attuali Des Amis senza dimenticare quella La Salle di Fratel Carlo operante, prevalentemente, nel settore giovanile.

A guidare le numerose partecipazioni de valsangonesi fu Mario Viretto che salì al Jervis il 20 agosto del 1972 per partecipare, in compagnia di Albino Bolognesi alla prima edizione della Tre Rifugi. I due furono immortalati al traguardo da una foto che li ritraeva entrambi con una scarpa in mano. La ricerca delle scarpe adatte alla corsa in montagna, in sostituzione dei tradizionali scarponi, era operazione complessa in quei tempi non esistendo praticamente mercato in relazione alla scarsità di amanti delle Inutili Fatiche. Ci si adattava con scarpe da ginnastica (definite anche pantufle) o scarpe da corsa su strada che, però, avevano il limite di essere fragili nelle avversità di sentieri, torrenti e pietraie.

Fortunatamente spessi calzettoni di lana, per nulla simili alle moderne calze a compressione, aiutavano a proteggere il piede. Furono loro, i calzettoni di lana, che salvarono i piedi di Mario Viretto nella discesa dal Rifugio Granero fino al traguardo. Proprio nei pressi della Schina d’asu, infatti, le scarpe cedettero di schianto trasformandosi da indispensabile supporto tecnico in fastidiosa e pericolosa appendice nel destreggiarsi tra pietre e radici. Non ci fu altra scelta che proseguire a piedi (semi) nudi!

Nonostante l’affronto subito Mario volle bene alle sue scarpe, chiese la collaborazione di Albino e le condusse fino al traguardo sperando in una possibile operazione di riparazione e recupero per essere utilizzate in altra gara. Solo le calze, sia pure di spessa lana, non davano più segni di vita nell’accogliente tenda militare dove provava a fare pace con i piedi martoriati. Per la cronaca, il Bikila dei monti concluse la gara in 6° posizione (2.34’54”).

La partecipazione dei due campioni del Cuatto Giaveno aprì la strada alla partecipazione, con scarpe migliori però, ad una folta schiera di atleti della Val Sangone. Nella 19° edizione, celebrata il 15 luglio 1990, fece ritorno lo stesso Mario Viretto con scarpe più affidabili, in compagnia di Ruggero Vacchieri, Salvatore Blasi, Pier Luigi Giaccone, Giorgio Didonè, Gilberto Dalmasso e Alessandro Ferrantelli. Menzione d’onore per Graziano Vacchieri e Sergio Blinio che, pur di partecipare alla Tre Rifugi misero a rischio la pace famigliare adeguando il periodo di ferie spagnole al richiamo di Barant e Manzol. A capitanare il gruppone il Presidente Aldo Mattone, ultimo arrivato in compagnia e con pari tempo dell’esperto Guglielmo Di Nunzio, oramai solitario e romantico alfiere della U.S. Porta Palazzo.

Carlo Degio



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