1987 – AVVISO AI LETTORI – ENRICO COLOMBA E PIERO GIRO’: LA COPPIA CHE SCOPPIA – LA TRISTE STORIA DI ALDO FIORENZATO CHE NON VOLLE BATTERE IL PIEDE.
Informazione doverosa ai (pochi) lettori di questi strani racconti: per scrivere le presenti storie nessun atleta è stato maltrattato. Inoltre, le cose raccontate sono gloriosamente o vergognosamente reali, a seconda dei casi. Ogni riferimento a persone o cose non è puramente casuale ma frutto di approfondite ricerche. Eventuali reati sono ampiamente condonati o prescritti.
…che poi a rovinare le armonie di coppia non sono i grandi progetti quali la casa o la famiglia o, in questo caso, fare la Tre Rifugi ma piuttosto la banale quotidianità, i “sei diventato sordo?” oppure “te l’ho già detto tre volte” o, ancora, “non ti ricordi più niente”, per non parlare dei piedi sul divano o dei calzini messi al contrario. Il tutto, ovviamente, condito con la spocchia di infallibilità del sentenziante.
Piero Girò aveva fatto bene i suoi calcoli: dalla pinerolese Baudenasca contemplava le vicine montagne e pensava a quella gara in Val Pellice cui aveva già partecipato negli anni precedenti con scarsa preparazione e risultati insoddisfacenti. Per ben due volte il cronometro si era fermato nei dintorni delle 4 ore, minuto più, minuto meno.
Certo la compagnia di Dino Valenziano aveva reso l’esperienza interessante dal punto di vista escursionistico ma era giunto il momento di dimostrare il proprio valore agonistico e, a tal fine, si era rivolto a Gabriele per avere tabelle ed indicazioni finalizzate a contenere la prepotenza del cronometro al di sotto delle 3 ore, risultato che lo avrebbe nobilitato all’interno della Società costituita in pianura per frequentare le montagne e ricordare Dante Santiano.
Occorreva, però, trovare il giusto compagno di avventura essendo, la Tre Rifugi, una gara per coppie di atleti con obbligo di transito appaiati ai vari punti di controllo e la scelta cadde su Enrico Colomba, promettente ed esperto atleta della sua stessa compagine sportiva.
Al vero la coppia non era così ben assortita: le caratteristiche atletiche di Piero scalatore ed Enrico discesista non rappresentavano un buon viatico per l’obiettivo prefissato. Però questi sono dettagli che nella foga dell’inseguire un sogno passano, ahimè, in secondo piano.
Fedeli alle individuali caratteristiche i nostri presero a salire le rampe del Barant affidando a Piero il compito di dettare il passo. Le sue lunghe leve disegnavano ampie falcate strappando metri di dislivello al primo dei colli di giornata. Il brevilineo Enrico seguiva a fatica dovendo moltiplicare per due il numero dei passi ed aggrapparsi ai rododendri per contenere il distacco dall’indiavolato socio.
Giunsero infine al Colle transitando appaiati, così come voleva il regolamento ma da quel momento prese il sopravvento il passo breve ma sicuro di Enrico che vendicò con veloce discesa i patimenti sofferti in precedenza. La coppia si ricompose sulla pista che conduce al Barbara e ci furono segni di riappacificazione tra i due che proseguirono senza ulteriori scaramucce fino al ristoro. La pace era tornata ma le energie spese nella dimostrazione di forza vennero a mancare proprio al momento dello scollinamento al Manzol (Ahi!).
L’obiettivo delle 3 ore era divenuto, nel contempo, un miraggio e la rassegnazione investì la coppia che, dopo un servizio fotografico con vista su Granero e Meidassa, prese a scendere trotterellando per rallentare ulteriormente in vista della salita finale dei Crin ‘d Puluc che grugnirono al riscontro cronometrico finale: 3.14’40. La partecipazione di Enrico alla Tre Rifugi ebbe fine con l’esperienza della coppia scoppiata mentre Piero ci provò ancora nelle edizioni individuali ma le prestigiose 3 ore rimasero un sogno da coltivare solo con la fantasia.
“Batti il piede, batti il piede!”: l’invito di Salvatore Gallo, di professione medico e di passione amante delle Inutili Fatiche era perentorio. Accanto a lui, affranto e dolorante, Aldo Fiorenzato cercava conforto nella sapienza del compagno d’avventura della Tre Rifugi 1987. In quel breve tratto di discesa che divide il Giardino Botanico Peyronel dal Colle Barant la caviglia era girata in un modo inusuale producendo dolore a volontà. Gli ultimi trascinati passi fino al colle lo avevano convinto della gravità del trauma con annessa impossibilità a proseguire.
I due erano coppia collaudata per via del precedente targato 1986 con conclusione onorevole in 3.13’31”, ovviamente da migliorare e la salita appena conclusa lasciava presagire un risultato prestigioso. A non rassegnarsi al fatto ed al fato era Salvatore che amava coltivare partecipazioni alle più prestigiose e faticose gare di specialità. Battere il piede a terra lasciava molto perplesso Aldo per via del dolore lancinante ma se era un medico a consigliarlo… ci provò e, stoicamente, ci riprovò ma il dolore crebbe a vista d’occhio producendo un sinistro gonfiore all’arto offeso.
Cercò conforto nella sapienza del medico chiedendo lumi sulla origine scientifica dell’insano gesto consigliato a più riprese. La risposta fu perentoria: l’ho sempre visto fare alla televisione nelle partite di calcio!
Aldo si rese subito conto che il folle consiglio non proveniva dagli studi della scienza medico - cerusica ma dalla passione che induceva il dottore a falsificare il verdetto pur di concludere la gara! Si sedette nei pressi del controllo del Barant e con quel semplice gesto mise fine alla sua partecipazione consentendo, pietosamente, al dottore di proseguire in solitaria l’avventura.
I soccorsi furono veloci ed efficaci con il trasporto del ferito a valle con destinazione P.zza Gianavello di Torre Pellice nei pressi della sede del Cai – Uget Val Pellice. In tempi ante cellulari fu comunicato di rimbalzo tra radio e telefoni fissi la notizia del ritiro della coppia, dedotti i nomi da capace elenco iscritti. La notizia dell’infortunio giunse in quel di Cavour, località di provenienza della coppia ma, per un errore di comunicazione, fu avvisata la moglie del dottore, medico anch’essa, che si precipitò a Torre Pellice per accogliere ed assistere il marito ritenuto infortunato.
“Meno male, che spavento” fu la prima espressione della dottoressa constatando che disteso sulla lettiga non c’era Salvatore ma Aldo… Fu solo un attimo perché poi la “pietas” e la deontologia professionale prese il sopravvento e furono parole più confortanti ad attenuare il persistente dolore alla caviglia.
La Tre Rifugi di Salvatore proseguì in solitaria come quella di Aldo, parcheggiato al Bar Sport di Torre Pellice in attesa della moglie che, ignara di tutto, assisteva agli arrivi presso il Rifugio Jervis. All’apprendere del dramma famigliare si precipitò a valle a portare conforto a Aldo oramai esausto dopo 8 ore di attesa al bar. Il suo consiglio, da semplice infermiera qual’ era, parve più professionale del “battere il piede” consigliato dal medico - atleta: andiamo al Pronto Soccorso per le cure del caso!
Carlo Degio