1984: LA CARICA DEI 101 – L’ULTIMO VOLO DI GUGLIELMONE / MONNET – L’INGANNO DI SILVIO MARTINI E SILVIO ARENA

Salì la tensione di fronte alla sede del Cai Uget Val Pellice nell’inverno 1983. La rivolta traeva origine dalla confermata scelta di riproporre la Tre Rifugi dalla classica partenza del Pra, comprensiva di ascesa e discesa a piedi dal villaggio di Villanova. 

Gli atleti, imborghesiti dalla salita sulla “facile strada asfaltata” del Vallone dei Carbonieri minacciarono il boicottaggio pur senza arrivare a violenze fisiche ma alla fine prevalse l’imposizione Caina alla quale plaudirono le 101 coppie che prenotarono camera, posto tenda e pettorale.

La classica senile contesa tra la coppia valligiana composta da Guglielmone - Monnet e quella metropolitana dell’U.S. Porta Palazzo Di Nunzio - Spataro ebbe il suo epilogo con l’edizione della Tre Rifugi 1984 con l’anziana coppia di Valle che disse addio alle Inutili Fatiche condivise in 4.56’19”.

Al vero fu il solo Guglielmone a lasciare il campo mentre gli altri arzilli protagonisti danzarono per molti anni ancora sull’accoppiata Barant – Manzol con intermezzo presso il Rifugio Barbara e saluti finali ai “Crin ‘d Puluc”. L. Marcolla, S. Cerini, G. Fundoni e F. Perruso si diedero il cambio per accompagnare ancora a lungo i sogni sportivi degli esperti Monnet e Di Nunzio.

Fu vana gloria, invece, quella che spudoratamente vendettero in quella occasione Silvio Martini e Silvio Arena coinvolgendo, nei loro maneggi, l’onorabilità del Cai Uget Val Pellice che li aveva, per l’occasione, ingaggiati.

Ambedue Cavouresi, con il primo migrato a fornire di genuina carne i piatti dei Torresi, avevano già avuto modo di tastare le discese ardite, le risalite e, ahimè, anche la lunga piana del Pra nella precedente edizione quando la Fidal li costrinse nella classifica di ripiego dei “non federati”. Silvio, inteso come Arena, era capitano di lungo corso nello sport delle Inutili Fatiche avendo già frequentato gli scenari dell’alta valle fin dal 1976, edizione “running in the rain”.

Furono tra i primi ad approcciare l’ascesa al Colle Barant, dotati di pettorale n. 24, nella gara con partenza a cronometro individuale con distacco di 30 secondi. Quasi a chiusura della fila delle 101 coppie partenti prese il via la coppia Gabriele Barra – Marco Sclarandis destinati alla vittoria finale, con pettorale n. 97.

Il notevole vantaggio della coppia Martini – Arena venne presto annullato dai passi possenti e potenti dei rappresentanti del Santiano Dante di Baudenasca che piombarono sui nostri alle viste del Colle Barant. Appostato colà un fotografo, alle dipendenze de “L’Eco del Chisone” immortalò, con grande e professionale scatto, il momento del fatale ed umiliante sorpasso!

La gara, poi, fece il suo corso contenendo le 101 coppie tra il crono di 2.13’17” dei vincitori ed il 4.59’58” degli ultimi classificati ossia i Cumianesi Pozzi – Turinetto giunti al traguardo con l’avanzo di 2 (due) secondi sul crudele tempo massimo di 5 ore. Per questi ultimi, nel caso del superamento del Sacro Limite, non ci sarebbe stato scampo né pietà da parte della giuria “fededegna” imperante all’epoca dotata del Buffonesco bidone dell’immondizia al posto del cuore! I due Silvio, Arena e Martini, giunsero 53° in 3.06’37”!

Ma abbandono i sia pure rilevanti fatti di cronaca sportiva per tornare ai vergognosi misfatti di bassa lega messi in opera da Silvio, inteso come Arena all’insaputa di Silvio inteso come Martini.

Successe che lo scatto fotografico del transito al Colle Barant finì su “L’Eco del Chisone”, pagine della cronaca sportiva, con capace didascalia e cronaca di P.C. Morero ed essendo “L’Eco” la fonte infallibile di informazione settimanale popolare e popolana di quest’angolo del Piemonte la notizia con annessa foto entrò nelle case di tutti.

Tra i fedeli lettori del sommo settimanale c’erano atleti e sportivi consapevoli delle caratteristiche tecniche e dinamiche di una gara a cronometro ma c’erano anche amici e, soprattutto, parenti non eruditi in materia i quali, questi ultimi, coprirono di complimenti Silvio, inteso come Arena per la seconda prestigiosa posizione, in foto, subito alle spalle dei vincitori!

Il giovane Silvio conosceva l’amara verità della mezz’ora di ritardo già accumulata al momento della illusoria, ad occhi inesperti, foto ma la tentazione di nasconderla prese il sopravvento nonostante le implorazioni di Ines, la fedele compagna che solo per amore non avrebbe mai rivelato il crudele inganno: allestì presso la Piola di Marinot, in Cavour, una apposita festa con cena annessa avendo cura di invitare solo ed esclusivamente amici, ma soprattutto parenti genuinamente stupiti dall’impresa sfiorata.

La serata passò tra i tradizionali piatti della cucina piemontese dei quali era specializzata la piola cavourese e si concluse con torta e calici in alto per celebrare la pietosa ma gloriosa menzogna.

Silvio Arena visse di vanagloria presso i parenti ammirati ricevendone elogi e benefici di vario tipo per molto tempo. La notizia fu custodita in gran segreto anche da Silvio Martini: nonostante fosse anche lui annoverato tra i parenti evitò, negli anni e feste parentali future, di affrontare l’argomento, rinunciando, talvolta, anche a succulenti inviti in occasione di matrimoni, battesimi e cresime del parentado vario. Solo ai funerali non rinunciò a presenziare per via delle poche parole dettate dalle tristi ricorrenze. D’altra parte, sia pure di riflesso, anche lui fu beneficiario dei momenti di gloria contenuti in quella foto scattata al transito sul Colle Barant. Ne parla a mezza voce Silvio Martini, oggi, nelle giornate da volontario a ripulire i sentieri per altre gare ed altre avventure. Il tempo lo ha indotto a confessare il misfatto, oramai prescritto. Però, a volte accarezza l’idea che trasforma il sogno in realtà e si abbandona ad un sornione sorriso.

Carlo Degio

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