1975: È NEVE SULLA TRE RIFUGI ED IL GOLGOTA DEL MANZOL BEFFA I FORESTALI MOSTACHETTI E DARIN.
NELLA TORMENTA L’ESORDIO DI ALDO BIANCIOTTO IN COMPAGNIA DI LINO TURINA
L’exploit interregionale della Tre Rifugi edizione 4° avrebbe meritato un palcoscenico migliore: da terre lontane, attratti dalla sua crescente fama, erano giunti alla partenza del Pra atleti di grande valore per contrastare il dominio degli oramai celebri Treves e Morello. Bognanco, Omegna, Challant, Sedrina, Gavirate, Lovere, Milano, Abbiategrasso, Lecco erano rappresentate e non poteva mancare la torinese Porta Palazzo tradotta nel classico duo Di Nunzio – Spataro. Favoriti d’obbligo, però, Mostachetti e Darin, professionisti accasati alla Forestale Roma.
Questi ultimi, partiti a cronometro con il pettorale n. 18 su 81 coppie, hanno conquistato in breve la testa della gara transitando per primi ai controlli del Barant del Barbara e dell’Arbancie ed è lì che si è vissuto il colpo di scena: l’insistente pioggia si era trasformata in neve ricoprendo con un manto sempre più spesso i segnali in vernice gialla e la traccia di sentiero che salivano il Golgota del Manzol. Impossibile proseguire per i due foresti e Forestali digiuni di conoscenze sul tracciato di gara. Dovettero attendere le coppie indigene per potere proseguire e questo costò loro la pronosticata vittoria!
Non furono i soli a penare l’ascesa al colle: un giovanissimo Roby Boulard accompagnava Giovanni Giachero bloccato nel traversone finale coperto da venti centimetri di neve ma freddo e fatica furono patrimonio comune il 24 agosto 1975 per i 162 protagonisti in pantaloncini e canotta.
Rende l’idea di tutto ciò un estratto dal reportage comparso su “La Stampa” di Giuseppe Zallio, giornalista ed atleta: “Una soddisfazione enorme ma una fatica da pazzi… l’ultimo chilometro per raggiungere il Colle Manzol era un vero calvario; la pendenza è ripida, la neve copriva il sentiero e non si vedeva dove mettere i piedi, ogni passo era un rischio. In cima al Manzol c’era bufera con vento e neve che tagliava la pelle. Alcuni hanno chiesto a quelli del posto di controllo di massaggiarli (Giorgio Poet n.d.r.) ma quelli stavano peggio di noi. Comunque ci hanno aiutato molto… alcun si versavano il te caldo sui piedi per cercare di scaldarli. Di qui cominciava la discesa ripida su pietraia coperta di neve: io sono caduto tre volte, Marchionatti (il socio n.d.r.) due o tre… Al Granero si è fermato come tanti altri… Il medico di servizio ad alcuni ha fatto iniezioni di cardiotonici. Io ho proseguito anche per lui: almeno uno dei due doveva arrivare!... Il tratto finale (Oltre Pian Sineive) è più facile ma non meno pericoloso. Anche lì molti cadevano. A me è andata bene!
“Faccia la faccia stanca” ripeteva il fotografo ufficiale agli atleti giunti al traguardo. Consiglio evitabile e, comunque, superfluo per i reduci di una giornata da tregenda.
La retrospettiva ci conduce, però, in quel di Bricherasio dove il diciottenne Aldo Bianciotto coltivava il sogno di prendere parte al nuovo evento sportivo che era nato in alta Val Pellice: d’altra parte l’obiettivo si conciliava perfettamente con la sua passione per la montagna. C’erano, però, due problemi da superare: la ricerca di un socio per completare la coppia e …l’allenamento. E si perché il mestiere di agricoltore male si conciliava con la necessità di rispettare tabelle ed orari. Nella vicina Bibiana c’era una persona che condivideva la sua stessa passione e coltivava lo stesso sogno, Lino Turina atleta esperto di sentieri montani dall’alto dei suoi 36 anni. Li accomunava anche il lavoro nei campi e questo bastava per soddisfare anche il requisito dell’allenamento. Di giorno il lavoro e le notti a macinare chilometri sui sentieri di montagna (sì, si faceva già un tempo quella che viene definita la passione dell’oggi!).
L’ammonimento di papà Lurens era perentorio: “Va pura a curi per le muntagne, basta che a des ure sies ‘n tel prà a spatarè fen”. Ammonimento severo, quello di papà Lurens ma sotto sotto coltivava ammirazione per quel figlio capace di provare la Tre Rifugi con partenza ed arrivo a Villanova ed essere alle 10 nei campi a lavorare!
L’avvicinarsi dell’evento determinò anche la necessità di provvedere ai giusti calzari in epoca nella quale alcuni atleti si attardavano a gareggiare con gli scarponi da montagna: l’esperienza di un “ciavatin” evoluto consigliò un paio di pedule, forse marca “Superga” adatte allo scopo e, in contemporanea, arrivò anche l’autorizzazione firmata da Lurens al figlio minorenne di prendere parte alla contesa.
…dal Vangelo secondo Aldo: “Giunti di buon mattino al Rifugio e indossati i pettorali Lino impartisce le ultime raccomandazioni: non bere, non parlare e non fermarti neppure per fare pipì! La pioggia, copiosa fin dalla partenza, si trasforma in neve ai piedi del Manzol. Sentiamo concorrenti cantare, altri imprecare ed alcuni… pregare! Superato il Colle affrontiamo la discesa senza essere in grado neppure di parlarci ma arriviamo alla realizzazione del nostro sogno. 2.50’50” il tempo nella tormenta: per noi un trionfo!
La coppia di agricoltori continuerà ad essere protagonista della Tre Rifugi per 6 edizioni con il miglior tempo di 2.38’00” realizzando un sogno coltivato nei prati di bassa valle!
Oggi Aldo coltiva ancora la sua passione sportiva con il passo adatto all’età più matura. È facile incontrarlo sui sentieri della Val Pellice in compagnia prima di Ulisse e adesso di Ettore senza più il dovere di spargere il fieno alle 10 ma con la stessa sensazione di libertà e felicità provata un tempo a coltivare la passione per gli spazi liberi delle montagne.
…a tenere alto il prestigio della Forestale, sconfitta dalla neve nel 1975, giunse dal Villadossola al Rifugio Jervis nel 1991 un Signore chiamato Claudio Galeazzi; non c’era la neve il 14 luglio 1991 e lui, pur non conoscendo il percorso della Tre Rifugi stabilì il record individuale ancora imbattuto sul percorso: 2.02’14” anche per rendere onore ai compagni di squadra Mostachetti – Darin, fermati dalla neve sul Manzol.
Carlo Degio