L’ELISIR DI MARCO MORELLO, LE DIVAGAZIONI ONIRICHE DELLO SPEAKER E I CANTI PROPIZIATORI.
ERA IL 1974, QUANDO, DAL VALLONE DI RISCAGLIARDO, ETTORE LONG PREPARAVA L’ESORDIO.
Prendete e bevetene tutti! Era l’evangelico invito che Marco Morello, salito per la terza volta alla Conca del Pra in compagnia del fidato Marco Treves, rivolgeva agli atleti presenti la sera che precedeva l’edizione 1974 della Tre Rifugi. Non si trattava del divino vino bensì di un liquore spacciato per grappa ma, al vero, frutto di sospette alchimie casalinghe degli amici di Tavagnasco finalizzato ad esaltare o sopire le pretese atletiche dei concorrenti alla ambita vittoria finale.
Nelle edizioni del secolo scorso la vigilia della Tre Rifugi presso il Rifugio Jervis rappresentava un appuntamento imperdibile per il suo carico di tensioni legate al sorteggio dell’ordine di partenza enunciato “urbi et orbi” con voce chiara dallo speaker del tempo, tale Bartolomeo Rolando. Puntualmente alle ore 21,00!
Al vero l’amico “Trumlin” non si limitava a citare orari e numeri ma, dall’alto della sua postazione, i suoi occhi spaziavano tra le numerose tende che sorgevano qua e là per ospitare i protagonisti della quarta edizione dell’evento. La tensione e l’attenzione del popolo dei faticatori del giorno successivo fu stemperata, solo per un attimo quando, lo speaker invitò i presenti a rivolgere gli sguardi verso la tendopoli. All’interno di una minuta canadese una coppia (mista) si stava dedicando, alla luce fioca di una lampada, a fatiche più piacevoli dell’ascesa al Colle Manzol. Il gioco di ombre cinesi che si proiettava sulle pareti non lasciava molto all’immaginazione. Fu solo per un attimo perché la tensione del pre gara riprese il sopravvento e tornò lo scandire di orari e numeri con annessa consegna di bramati pettorali.
Terminata la celebrazione del rito del sorteggio gli atleti presenti raggiungevano i loro giacigli intenti a elaborare strategie sicuramente vincenti da realizzare il mattino successivo. Non tutti, però! Alcuni bene indirizzati dall’elisir citato in apertura di cronaca o “motu proprio” prolungavano la serata fino a tarda notte dando vita ad un festival canoro dalle armonie precarie non proprio consone al doveroso riposo.
Mentre al Jervis si consumava il rito dei sorteggi Ettore Long preparava il suo esordio in Borgata Pellenc di Pramollo. La capitale della Valle di Risagliardo, laterale della Valle Chisone, vantava una tradizione sportiva invidiabile per via di quella dinastia dei Long che sapeva interpretare al meglio il gesto sportivo sia esso nell’invernale sci di fondo che nel percorrere i sentieri “a secco” in estate. Capostipiti delle specialità Gino e Maria, naturalmente Long.
La trasferta in terra Bobbiese fu organizzata per il mattino stesso della gara, il 25 agosto del 1974, preferendo il riposo domestico ai bagordi istituzionali della vigilia. D’altra parte una “comoda” strada permetteva l’accesso al Pra in auto e, quindi, si poteva fare. Bastava partire per tempo e l’ordine di partenza qualcuno lo avrebbe comunicato. Fu così che di primo mattino iniziò l’avventura degli atleti Pramollini dotati di 500 e 112, sigle che dicono poco ai millennial.
Mentre la salita al Colle Barant delle due autovetture pramolline fu scevra da imprevisti la discesa si rivelò più insidiosa nel tratto che precedeva l’area del (futuro) giardino botanico. Il fango, eredità del maltempo dei giorni precedenti, ebbe il sopravvento sugli improvvisati fuoristrada ed i protagonisti dovettero proseguire a piedi verso il luogo dove incombeva l’ordine di partenza.
Quanto sopra non impedì l’esordio dei Long, Ettore ed Ezio, sui celebrati sentieri e colli della Tre Rifugi. Il passo baldanzoso dell’esordio fu messo a dura prova dall’insorgere dei primi crampi non appena superato il ristoro del Rifugio Barbara ed il prosieguo non riservò meno sofferenza. Il vero Calvario fu, però, quel lungo tratto pianeggiante finale che conduce gli atleti da Partia d’Amount ai Crin ‘d Puluciu, luogo deputato, quest’ultimo, al riassetto estetico ed atletico per percorrere dignitosamente il rettilineo finale tra gli applausi e l’ammirazione dei presenti.
Fu in quel tratto che i “nostri” si inventarono di sana pianta la “retrocorsa”, tecnica divenuta necessaria causa il dilagare dei crampi che impedivano il procedere, sia pure con passo bradiposo, verso l’agognata meta. Solo a pochi metri dal traguardo ebbero un sussulto di dignità tornando, per esigenze fotografiche, a guardare in faccia il profilo pietosamente amorevole del Rifugio Jervis.
Di Nunzio e Spataro, alfieri dell’U.S. Porta Palazzo contribuirono all’applauso finale mentre tardò di poco appena l’arrivo della coppia più anziana: Ferdinando Guglielmone e Alfredo Monnet, alla loro seconda esperienza sulla distanza. Ambedue le coppie precedettero Ettore e compagno nella classifica finale: terz’ultimo posto in 4.35’46” davanti a Prospero – Bessone e Jahier – Debettini, comunque sotto le agognate cinque ore di tempo massimo.
Recuperate le forze si pensò ai mezzi rimasti impantanati nel fango del Barant: fu un’altra avventura da non ascrivere, però, alle cronache sportive. Solo la pietà di una Jeep militare consentì a Ettore il ritorno al Vallone di Risagliardo.
Fu l’esordio di una passione durata una vita per Ettore che, dismesse le sigarette, si dedicò convintamente allo sport che scala le montagne. Passarono appena due anni e nel 1976, anno del record di Nicco e Calandri, con Gianni (ancora Long) stabilì il suo miglior tempo sulla Tre Rifugi: 2.38’44” e 20° posizione sul lotto delle 92 coppie partenti.
Carlo Degio