DAL “GRAN LAMA” ALLE STREGONERIE DI “OLIO AICO” MA ENTRA IN SCENA IL GIOVANE GIANNI BENECCHIO
ANNO 1973: QUANDO ANCORA SI POTEVA ANCORA “SCENDERE” AL PRA
“La Guerra e la Borsa sono gli unici giochi dei potenti ai quali è permesso anche al popolo partecipare…”
Eredità della più insulsa guerra mai esistita che ha visto contrapposti per criminali decisioni altrui, uomini della Val Pellice e del Queyras, la strada che da Bobbio sale al Colle Barant, via Barbara, per ridiscendere alla Conca del Pra fu la protagonista assoluta nei primi anni della Tre Rifugi.
Oltre che fare parte del tracciato di gara era utilizzata per “scendere” al Pra da parte di (alcuni) coraggiosi atleti che percorrevano in auto l’alta via con il fine di preservare energie preziose per l’atteso impegno agonistico. Il ritorno, talvolta, appariva più problematico per via del terreno viscido che presidiava la parte finale della risalita ma il pensiero concentrato sulla performance sportiva che li attendeva faceva mettere in secondo piano la problematica del rientro.
Anno 1973, con la seconda edizione il mito della Tre Rifugi ampliava le sue radici richiamando gli atleti delle Inutili Fatiche a confrontarsi con quei due (quasi) Valdostani che nell’edizione dell’esordio avevano messo in fila 40 coppie di atleti, rigorosamente maschili. Tra questi due coppie Francesi, sei di Alpini di varia provenienza e l’esordio della “equipe” metropolitana dell’U.S. Porta Palazzo Galli – Di Nunzio. Quest’ultima si classificò in penultima posizione in 4.41’49”. Anche gli Alpini, teoricamente dotati di vocazione specifica, non brillarono nella performance sportiva: più “comandati” che “convinti” approfittarono dei rari alberelli presenti sulla salita al Barant per soste ristoratrici al netto degli sguardi indaganti dei Comandi presenti alla partenza del Rifugio Jervis. Inevitabilmente ne fu delatore il crono finale!
Esordì anche il “Gran Lama”, al secolo Marco Chiavia da Pradeltorno, ridente borgata Angrognina, che mi fece ottima compagnia nei primi passi della passione sportiva (3.06’04”). Ad attenderci, al Lago Arbancie prima dell’erta del Colle Manzol, tale “Olio Aico” il masseur e stratega dello S.C. Angrogna. Alle coppie in canotta gialla, e noi eravamo tra quelle, offriva la pozione magica per affrontare al meglio la salita: uno zuccherino con alcune gocce di Coramina. Quanto questo influisse sulla performance sportiva non è dato a sapere e, comunque, oramai è tutto prescritto! Occorrerà tornare sugli appellativi (oggi “nickname”) che caratterizzavano la squadra delle “tacule”: una vera Macondo in Val Pellice!
Dalla tortuosa strada che dopo avere salito la Comba dei Carbonieri scendeva nella conca del Pra, luogo di partenza ed arrivo, su una 500 modello ante 1973 Franco ed il giovane Gianni Benecchio facevano il loro ingresso trionfale sul palcoscenico del “Mito”. Il ritorno al Colle Barant al termine della gara avrebbe riservato più di una sorpresa e fatica, per via dell’auto non dotata di adeguate gomme anti fango ma la mente era concentrata sui 30 chilometri (falsi), sui 1700 metri (veri) di dislivello e sul canalino del Manzol (purtroppo vero anche quello) da affrontare senza l’aiuto della pozione predisposta da “Olio Aico” essendo, loro, tesserati per il G.A.S.M. di Torre Pellice, fiera compagine avversa delle “tacule” Angrognine.
L’esordio del giovane Gianni fu confortato da un ottimo tempo (3.18’34”) che lo convinse ad insistere nella passione sportiva negli anni a seguire. Tentò anche lui l’avventura della Torino - Saint Vincent ma lì non c’erano sentieri e la noiosità del gesto bituminoso lo convinse a desistere quando le luci del traguardo valdostano erano all’orizzonte. Quaranta edizioni ufficiali (più tre “apocrife”) hanno caratterizzato la sua partecipazione alla Tre Rifugi con miglior risultato tecnico ottenuto con Claudio Vittone nella edizione 1980 (2.43’04”).
A nulla sono valsi i divieti dell’amata Ornella, attenta alla salute del Campione e del…marito! Quarantatré anni di divieti superati prima con un sorriso implorante e poi con la promessa di rallentare il passo: il prezzo da pagare poteva essere il “pane e muso” della cena del ritorno o, talvolta, solo il muso senza il pane ma… la passione non muore…mai!
E sarà così anche il prossimo 29 luglio, 44° partecipazione, Ornella permettendo: Devez-vous écouter votre coeur ou sa raison?
Carlo Degio