DAL SELMER ALLE PANTUFLE PER L’AVVENTURA CON L’AMICO VALDO
ANNO 1972 - LA TRE RIFUGI DI ADOLFO CHELUCCI
Blue moon… you saw me standing alone… without a dream in my heart… without a love of my own… (Luna Triste, mi hai visto in piedi da solo, senza un sogno nel cuore, senza un amore mio).
Le note, oramai stanche, fluttuano leggere sulle acque del laghetto Cros di Villar Pellice appena increspate dalla brezza alpina che rende vivibili le calde notti di agosto…
Il Selmer cuce la melodia con graffio avvolgente: a dare lustro al suono Adolfo “Chelu” Chelucci in compagnia di Oreste Ramella, Diego Vaira, Osvaldo “Dodo” Bonansea ed il front man Franco Bosio. Insieme fanno i Peli’s Man, per i più eruditi “gli uomini del Pellice” ma per il volgo insipiente, orfano del genitivo sassone, semplicemente “I Peli sulle Mani”.
Verso la mezzanotte tramonta la serata di sabato 19 agosto 1972: si spegne la musica oramai stanca e con lei le luci riflesse nel romantico laghetto… alcune coppiette si attardano a godersi ancora un po’ le rive del Pellice e non solo… pensavano alla luna triste, alla solitudine senza un amore nel cuore ma poi… l’amore è arrivato…
Il pensiero di Adolfo “Chelu” Chelucci, riposto il Selmer oramai vuoto di graffianti ed avvolgenti melodie, volava più in su dei boschi attigui al laghetto Cross fino a raggiungere la Conca del Pra dove il Pellice ha origine. Da un po’ di tempo si mormorava dell’esordio di una nuova avventura di natura sportiva programmata per il mattino successivo. Domenica 20 agosto 1972 la Tre Rifugi, Marcia Alpina a passo libero per coppie di atleti. Tutta un’altra musica! L’avventura sportiva di “Chelu” era iniziata qualche anno prima pensando ad un futuro ciclistico ma poi nel 1969, prima all’Istituto professionale Leonardo da Vinci di Torre Pellice e poi in Microtecnica incontrò il suo “mentore” Valdo Bertin, già allora per tutti “Valdone” per via del fare perennemente bonario, scherzoso ed a tratti teatrale. “Per essere un uomo devi imparare a correre”, fu il perentorio monito del Maestro nei confronti dell’allievo.
Il consiglio venne preso alla lettera ed al Selmer “Chelu” affiancò le Pantufle strumento indispensabile per “essere un uomo”. Seguirono i primi approcci “corsari” nelle fatiche di casa in Val Pellice conseguendo, all’esordio, un ottimo ultimo posto.
Valdo, con sorriso sornione e fare professionale, seguiva i primi passi dell’allievo, acquisito alla nobiltà sportiva dello S.C. Angrogna, e ne trasse una decisione: “faremo insieme la Tre Rifugi”!
Chelu e il Selmer
La notte che divise il Selmer dalle Pantufle trascorse veloce senza che il sonno prevalesse: per partecipare alla Tre Rifugi occorreva una sveglia precoce, in tempo per salire in auto a Villanova e poi proseguire a piedi sul sentiero che conduce al Pra. Là lo attendevano Valdo, 30 chilometri e 1700 metri di dislivello…
Il sorriso di Valdo si estese per tutta la conca del Pra quando vide spuntare il “Socio” con sulle spalle il pargolo Davide, refrattario alle faticose salite mattutine. Dieci minuti ed avrebbero chiamato al via la coppia n. 42: Valdo Bertin e Adolfo Chelucci dello Sport Club Angrogna; alla prima della Tre Rifugi non si poteva mancare né, possibilmente, tardare! Tutto bene fino al Barant (dalle cronache del tempo) e poi ancora fino al Barbara. Galeotta fu la salita al Colle delle Capre, foriera di una mistica crisi incombente sulle asperità del Manzol.
Blue Moon risuonava tra le rocce ed il mitico Valdo provò persino ad intonarne una strofa per fare coraggio al Selmer affaticato. Da quel momento la passione sportiva si trasformò in Passione evangelica, comprensiva di cadute (tre) ma fortunatamente scevra di croci; l’agonismo sfiorò l’agonia fino al giungere alle baite di Partia d’Amunt. Toccò a Valdo prenderne la mano stanca e trascinarlo fino al trionfo conclusivo. Peli's Man... anche se sulla batteria c'era scritto Peli's Men
Erano trascorse tre ore, ventidue minuti e cinquantasette secondi dalla partenza quando “Chelu” realizzò l’impresa. Piegato su di sé visse la crisi conclusiva: il proscenio del Rifugio Jervis appariva sfocato ed in lontananza sentiva risonare ancora Blue Moon. Valdo osservava più ridente che sorridente il Selmer affranto.
L’acido lattico latente spalmò il ricordo della fatica nei giorni seguenti e la passione sportiva prese il sopravvento sulle prime imprecazioni. Tornò negli anni a seguire alla Tre Rifugi fino al 2.52’22” dell’anno di grazia 1978 (Niente Blue Moon sul Manzol) e non si fermò lì: la Torino St. Vincent lo accolse negli anni seguenti e lui la omaggiò con un paio di unghie! Adolfo Chelucci aveva imparato a correre ed era diventato un uomo.
Dopo la Tre Rifugi
Carlo Degio