E NON PRENDETEMI TROPPO SUL SERIO – E’ STATO SOLO UN SOGNO
La notte prima della Pasqua la mia serenità è stata profondamente turbata. Ero andato a letto all’ora giusta in compagnia, ahimè solo cartacea di “Dona Flor” di Jorge Amado sperando, in cuor mio, non si portasse appresso i suoi famosi “Due mariti” ed ovviamente speravo che la preparazione al sonno mi portasse verso sogni dal vago sapore di erotismo sia pure vergato in chiave comica ed ironica dallo scrittore della brasileira Bahia. In tempi di carestia sarebbe già stata…tanta roba!
Ed invece è andata così, nel sogno:
Mi ritrovavo ad armeggiare intorno ai miei due sax, l’uno tenore e l’altro baritono, che probabilmente avevano, nel sogno, preso il posto dei “due mariti” citati. Cercavo, con scarsi risultati, di allietare le serate dei condomini partecipando al fleshmobbo di ultima moda per tirare su il morale alla popolazione tutta! Urbi et Orbi, insomma. Orbi sì ma, purtroppo, non sordi!
Irriconoscenti i vicini, ampliati fino alla regolamentare distanza dei 200 metri dalla propria abitazione, si sono sollevati in un coro di urla e proteste. Ho provato nuove melodie e ritmi che potessero essere di maggiore gradimento ma niente: dalle proteste sono passati alle minacce giungendo fino al plotone di esecuzione! La cosa mi ha turbato ma mi ha anche radicato nella convinzione che “la musica è come l’autoerotismo, deve piacere soprattutto a chi lo pratica…”
Cosa fare? La minaccia era seria ed allora per sfuggire alla sommaria esecuzione ho infilato scarpette, pantaloncino e maglietta e sono fuggito di corsa (si fa per dire) sui sentieri per il Colle della Sea che dipartono dalla mia residenza. Sentieri divenuti di recente, ahimè, ricettacolo di pericolosi malviventi della peggior specie. Ancorché la cosa fosse di dubbia legalità e moralità, alla mia partenza si è levata la ola dei vicini, grati per la cessata aggressione musicale ai propri timpani. Accompagnato dal consenso pressoché unanime ho preso confidenza con il mio passo oramai stanco scegliendo sentieri più sicuri della circumnavigazione del mio tavolo da cucina.
La camminata, sia pure galeotta, mi ha portato a meditare sui rischi correlati alla bravata, sicuramente inferiori alle minacce del vicinato musicalmente poco acculturato. E così ho pensato che il tutto poteva prevedere dalla multa fino all’arresto! Ma, nel caso più grave, essendo le patrie galere stracolme, sarei finito ai “domiciliari” che sarebbe, in fondo, la condizione di vita attuale. E così avrei ripreso a suonare… subire le ire dei vicini…fuggire di corsa e …rifinire ai “domiciliari”.
***
“E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo” domandò il Capitano a Florentino Ariza a conclusione del romanzo di Garcia Marquez “L’amore al tempo del colera”. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti. “Tutta la vita” disse.
Al termine del sogno mi è apparso Nereo Rocco, allenatore del Torino che quando la sua squadra giocava con altre squadre più forti soleva dire “Vinca il migliore…speremo de no!”. Faccio mio, dopo il pasquale risveglio, l’ultima parte dell’augurio del grande Rocco che ha concluso il mio sogno.
Carlo Degiovanni