Dopo alcuni anni di “rodaggio” e la partecipazione a diverse competizioni no stadia, nonché in trail dai percorsi e dislivelli sempre più impegnativi, durante le vacanze estive trascorse in quel di Bordighera il “tarlo” inizia a farsi breccia; sotto l’ombrellone e, tra un bagno e l’altro, inizio a navigare nella rete e mi imbatto in diverse tabelle di preparazione, alcune di facile comprensione, altre super complicate che avrebbero richiesto la presenza costante di un accompagnatore durante i vari allenamenti per poter tenere a mente tutte le variabili (andature, progressivi, tempi di recupero, ripetute, fartlek). Per cui compio un lavoro di sintesi e la mia attenzione viene richiamata da una tabella proposta da Orlando Pizzolato[1] suddivisa in 12 settimane e con una serie di lavori con carichi crescenti, preceduti da un TEST[2] al fine di verificare l’effettivo livello di sopportazione. 

L’ultima settimana di luglio la dedico al TEST, calibrando i vari ritmi sul riscontro cronometrico di 45 min nella distanza dei 10 km. Rispetto, per quanto mi è possibile, le andature calcolate, anche se quelle dei primi giorni mi sembrano un po’ troppo lente… Con sorpresa mi accorgo che riesco a concludere la settimana senza particolari problemi.

Quindi ad agosto, sfruttando lo stupendo lungomare di Bordighera (sia verso Ospedaletti-Sanremo che in direzione opposta verso Vallecrosia-Ventimiglia) inizio a macinare chilometri, intervallati da lunghe nuotate e infinite partite a beach volley e bocce ! ! 

La tabella prescelta (che di seguito riporto giusto per una pronta consultazione) prevedeva tre allenamenti settimanali più un lungo la domenica. Alla fine di ogni seduta ho annotato i tempi e mi sono accorto, fin da subito, che il lavoro di qualità/velocità dedicato al giovedì era quello che più mi metteva in difficoltà: a volte non riuscivo a rispettare il ritmo prefissato dell’ultima ripetuta, tuttavia sono riuscito a non abbattermi cercando di continuare a lavorare con serenità, consapevole dei miei limiti (età, anca e ginocchio dx), rinunciando a forzare troppo per evitare di incorrere in un possibile infortunio che avrebbe compromesso l’intero progetto.

Le settimane passano, il lavoro continua una volta a casa nelle carrarecce del Parco di Stupinigi, includendo tre uscite “agonistiche”:

1^) la 3^ tappa della Maratona Reale di 12 km ca svoltasi proprio intorno alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Per rispettare il chilometraggio previsto dalla tabella, decido di raggiungere il luogo di partenza della gara direttamente da casa mia, con una corsa a ritmo lento che ho poi continuato anche dopo la gara per ritornare a Candiolo. Ho trovato tale esperienza molto utile perché mi ha consentito di gestire la spinta agonistica cercando di non dare tutto nella gara ma preservare un po’ di energie per il ritorno, che comunque si è rivelato molto più tosto dell’andata.

2^) Quando tutto sembrava andare per il meglio alla Hippo Run di Vinovo, svoltasi il 23.09.2018, (che affronto sempre partendo da casa con una corsa lenta prima della gara, volendola mantenere anche nel rientro a casa per aumentare la resistenza), intorno al 12° km del percorso vado completamente in crisi. Infatti non riesco a gestire la situazione e di colpo mi blocco lungo il percorso: che amarezza, decido di ritirarmi e tolgo il pettorale.

Dopo un certo sconforto riprendo a correre perché mi impongo almeno di portare a termine il programma d’allenamento. Si narra che dalle sconfitte bisogna sapere cogliere sempre qualcosa di positivo: devo dire che riuscire a riprendere a correre subito dopo la crisi è stata forse l’unica cosa buona che ho combinato quel giorno !!

3^) Il 14 ottobre, la tabella prevedeva un lungo e quindi, dopo essermi leccato le ferite dell’ultima débâcle, si è presentata l’occasione ideale per un pronto riscatto: i real diavoletti ( Enrico Bonansea, Claudio Boaglio e Sergio Bruno) mi hanno dato la carica giusta per affrontare con serenità la 30 km della Corsa da Re svoltasi nella Reggia di Venaria e di cui vi ho parlato nel precedente articolo.

Inizia quindi la 12^ settimana di preparazione dedicata allo scarico, avendo il chilometraggio giusto nella gambe e una discreta tenuta fisica nonostante alcuni acciacchi, ma con la consapevolezza di un “ritiro” che,  in quattro anni e 78 competizioni,  non avevo mai provato e invece si era concretizzato proprio durante la preparazione della gara più importante dell’annata agonistica.

Ma non c’è più tempo e il 04 novembre 2018 (proprio nel centenario della Grande Guerra), mi ritrovo in Piazza San Carlo sotto il gonfiabile della partenza.

A dir il vero sono un po’ spaesato per la numerosa presenza di atleti che prima della partenza si ammassano, spingono, alcuni indossano addirittura dei sacchi della spazzatura (sarà una nuova moda?)                                             Arrivo imperioso di Claudio Boaglio

e mentre mi guardo intorno scorgo gli sguardi rassicuranti dei ns “senatoriClaudio e Sergio; scambiamo due battute e gli prometto che questa volta non mi ritiro: la medaglia del finisher la voglio indossare anch’io all’arrivo !!

Alle 09.30 parte la Maratona e una fiumana di atleti si incammina percorrendo via Roma, Piazza Castello … ci allontaniamo da Torino costeggiando il Po in piena, raggiungiamo Moncalieri, Nichelino, Stupinigi, Borgaretto, Beinasco, Orbassano e facciamo rientro a Torino.

Facendo un’analisi dei riscontri cronometrici direi che ho gestito bene la prima parte del percorso fino ai 21 km circa, senza forzare troppo; anzi, a ragion veduta, avrei anche potuto prenderla un po’ più allegra, ma il timore del famigerato “muro” mi spaventava un po’. Ogni 5 km ho effettuato i ristori alternando acqua e sali. Sono transitato comunque ai 30 km, nei pressi del Lingotto, con un ritardo di 10’circa rispetto al tempo fatto registrare nella Corsa da Re di Venaria: tra me e me penso che se riuscissi ad arginare il ritardo, rischierei di fare l’impresa !!

Ma come dice il mio maestro Enrico la maratona è pur sempre la maratona” e infatti anche a me il “muro” si è presentato inevitabilmente verso il 32° km: il motore ha rallentato di colpo, le gambe si sono fatte pesanti e non c’è stato verso di mantenere il ritmo gara fino a quel momento sostenuto.

Il tempo passava inesorabile, guardando il cronometro

                                                                  Sergio sprinta nel finale

sembrava che i secondi scorressero più veloci del solito e l’asfalto si incollasse ai piedi.  Arrancando per le strade del centro di Torino per fortuna c'era un po’ di pubblico che, con qualche applauso e grida di incitamento, ha reso meno duri gli ultimi chilometri.

La vista di Porta Nuova e le transenne poste lungo via Roma, mi hanno dato la carica per percorrere l’ultimo tratto con una ritrovata andatura, facendomi dimenticare le sofferenze.

Il traguardo, posto in  Piazza Castello, era ormai a poche decine di metri e quasi quasi mi dispiaceva averlo raggiunto perché il sogno stava diventando realtà: anch’io avevo corso la Maratona … Oh mia Maratona ! ! !   

                                                                                                                 Enrico Bolla

 

 

 



[1]Orlando Pizzolato (Thiene, 30 luglio 1958) è un ex maratoneta italiano, due volte vincitore della maratona di New York (1984 e 1985) ed argento aiCampionati europei di atletica leggera 1986. Record personale sulla Maratona 2h10’23” (1985)

 

[2]Considerate il ritmo gara (RG) al km che riuscite a tenere attualmente sui 10 km. Ripeto: attualmente, non il vostro record personale.

Impostate una settimana di allenamenti così fatta:

Legenda: RG = Ritmo gara; FL = Fondo lento; FM = Fondo medio

Lun – FL 12 km (RG+35″)

Mar – 5×1000 m (RG-10″) con 1’30″ di recupero da fermo

Mer – FM 10 km (RG+20″)

Gio – FL 14 km (RG+35″)

Ven – 7 km (RG+15″) + 4′ di recupero + 6×400 m (RG-25″) con 1′ recupero da fermo

Sab – Riposo

Dom – 21 km a RG+25″.

Per esempio, chi corre attualmente i 10000 in 40′, i 1000 m del martedì deve correrli a 3’50″/km e il venerdì farà i 7 km a 4’15″/km e i 400 a 3’35″/km cioè in 1’26″.

Non è importante che rispettiate esattamente i tempi, purché non sforiate di molto.

L’importante è non scoppiare (la scoppiatura in un particolare giorno indica quella che avreste nella maratona o nel periodo post-maratona; al sabato, visto che c’è il riposo, non essere scoppiati vuol dire riuscire ad alzarsi almeno dal letto…).

Se arrivate in fondo complimenti, potete provare a cimentarvi con la 42 km.

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